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Intelligenza Artificiale

Avevo promesso di riversare un po' di cose che ho imparato in questi mesi. Comincio da questa perché è finita in malo modo anche nei comizi elettorali e ed è la riflessione che, da mamma, mi ha sconvolto di più.


Con Illustri ci siamo presi cura del progetto MIND THE GAP. Ci siamo divertiti ad indagare dentro a questo mondo delle materie scientifiche dal quale sembra che il mondo femminile stia alla larga.

Predisposizione di genere dicono in tanti.

In realtà abbiamo scoperto che i bambini piccoli, maschi e femmine, hanno capacità logiche computazionali uguali. Ma ad un certo punto cambiano preferenze però. A sei anni, nelle bambine, inizia la disaffezione che più avanti nell’adolescenza si tramuta in distanza.

Il mondo nel quale vivono le condiziona a tal punto da convincerle di "non essere portate" in quanto donne.


Ma tornando a noi e al nostro di futuro...in cosa si traduce la mancata presenza del genere femminile in alcuni contesti?

In primis in perdita di opportunità, se parliamo di innovazione e crescita.

Le donne possiedono alcune delle competenze maggiormente richieste nei processi di innovazione: apertura al cambiamento, la capacità di problem solving, la propensione alla collaborazione e al team working e il pensiero laterale.


La loro partecipazione ci consentirebbe di accelerare i processi innovativi.


In secondo luogo, riprendendo le parole di Giulia Baccarin, specializzata in tecniche predittive e di intelligenza artificiale, "oggi siamo chiamati a decidere quella che vorremmo fosse la società nei prossimi vent’anni".


L'intelligenza artificiale è una specie di "ottovolante che ad ogni giro aumenta la sua velocità. Racimola sempre più informazioni e sempre più velocemente".


Un potenziale immenso direte voi.

Certo, ma solo se ce ne prendiamo cura.

Non possiamo chiudere gli occhi e lasciare che se ne occupino gli esperti.


Vado con un esempio concreto: immaginate un classico annuncio di ricerca di lavoro per una posizione ad alto reddito.

In media se una donna riceve circa 300 visualizzazioni, un uomo ne riceve 1800.

Discriminazione da parte delle aziende?


Assolutamente no, non solo le aziende a prediligere gli annunci di figure maschili. Viene più facile pensare ad un algoritmo deviato che alimenta se stesso. Che ha immagazzinato per mille motivi una serie di dati in quella direzione e abbia poi accelerato esponenzialmente la replica nella medesima direzione prediligendo i profili maschili.


Ma chi ha deciso di porsi questa domanda? Di indagare i dati da una prospettiva diversa? Probabilmente una delle tante donne discriminate e con le competenze tecnico scientifiche adeguate.


"Determinare le regole per la programmazione dell'intelligenza artificiale significa determinare le basi della società nella quale vogliamo vivere.

La nostra responsabilità è di dargli la giusta diversità di visione, la giusta varietà dentro il set di dati da cui apprendere."


Sia mai che un giorno qualcuno decidesse, cosa che è già possibile tecnicamente, di far collezionare ad un algoritmo le nostre briciole digitali, le informazioni che lasciamo qui e là senza accorgercene. Potrebbe spingersi oltre lasciando all'algoritmo la possibilità di decidere in base a queste informazioni se noi possiamo o meno ottenere un incarico lavorativo o un mutuo.


Il video integrale di Giulia Baccarin con tanti esempi lo trovate su youtube in italiano: Can diversity help AI help diversity?.


Lei conclude dicendo che "solo delle comunità scientifiche inclusive e rappresentative di tutti i generi e delle diverse visioni del mondo, riusciranno ad aiutarci a mantenere un controllo etico sull’intelligenza artificiale."

Io aggiungo che solo prendendo parte, attraverso il voto ma non solo, alla definizione di chi ci rappresenta, potremmo immaginare un futuro in cui questi temi vengano realmente trattati e non strumentalizzati.

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